Il Centro Teatrale Meridionale, diretto da Domenico Pantano, promuove la drammaturgia italiana contemporanea. Questa sera, 17 ottobre alle ore 21.00, al Teatro Marconi di Roma, debutta lo spettacolo “Il Colore Della Forma” di Marco Schiavon.
Il Teatro Marconi apre la sua stagione 2024/2025 con il testo vincitore del “Premio Cendic Segesta 2018”, il Premio del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana.
Il Colore Della Forma di Marco Schiavon, per la regia di Nicasio Anzelmo, racconta la storia del pittore Gino Rossi (grande innovatore, amico di Martini, Modigliani, Casorati, morto in manicomio nel ‘47). In questo testo delicato l’autore ci conduce per mano nei meandri della psiche umana. Un’occasione per comprendere la situazione comportamentale e la vita di relazione nelle “prigioni a vita soffocanti” quali erano i manicomi in Italia fino ad alcuni decenni fa. La pittura come luogo mentale di Rossi, suo spazio di libertà, si contrappone al manicomio come luogo carcerario degli avvenimenti.
Attore protagonista Mario Scaletta, in scena con Marco Prosperini, e con Roberto Turchetta, Luchino Giordana, Anna Lisa Amodio, Maria Cristina Fioretti, Giorgia Guerra, Amedeo D’Amico, Mario Focardi.
Lo spettacolo, che sarà in programma al Teatro Marconi fino al 27 di ottobre, è prodotto dal Centro Teatrale Meridionale con il contributo del Nuovo Imaie e il Patrocinio della Regione Calabria – Assessorato alla Cultura.
«Lo spettacolo ci costringe a riflettere sul concetto di arte e quali meccanismi emotivi muovono una creazione artistica – afferma il regista Nicasio Anzelmo – e, trattandosi di un pittore, la riflessione ricade sul segno e sul colore». «In questo preciso momento storico – sottolinea il regista – sarebbe molto utile applicare queste riflessioni alla nostra contemporaneità per cercare di trovare un antidoto alla disgregazione culturale che stiamo attraversando».
La motivazione della giuria del Premio Cendic Segesta 2018:
“Avvincente e ben costruito, con un linguaggio scorrevole, tensione nei dialoghi e un coraggioso montaggio di tecniche espressive diverse, tra il dialogico serrato, il lirico stralunato, e le simultaneità neofuturista alla Crimp, Il Colore della forma dà spunto a svariate riflessioni inerenti al segno e alla pittura, all’arte e la creazione artistica. (…) Con competenza di linguaggio nell’arte della pittura e attraverso la giustapposizione o l’accostamento di differenti impieghi della parola, della forma scenica e dell’invenzione dello spazio, Il colore della forma va oltre la semplice biografia e riesce – anche con notevoli spunti di ironia, lirismo e leggerezza – a dare corpo e a far vivere la figura di Gino Rossi, il suo mondo e il contrasto doloroso e incolmabile tra la sensibilità nuda e intransigente dell’artista rispetto a un mondo incomprensibilmente violento, dove tutto è negoziabile. Una drammaturgia che al contempo racconta una storia, genera un’azione ed esalta l’arte dell’attore: precisamente quanto deve fare un testo per la scena”.