Sarà la parola gusto, declinata nelle sue diverse accezioni e agganciata strettamente alla parola luoghi, a connotare il tema centrale della quarta edizione del Villaggio Ecologico di Piana Eco Festival per la Direzione Artistica di Nuccio Barillà.
Essa farà da filo conduttore e di collegamento tra le varie iniziative, che verranno proposte attraverso un programma denso e variegato, che si svolgerà nel cuore della Piana di Gioia Tauro, in particolare nel territorio di Cittanova e nella meravigliosa cornice della Villa comunale “C. Ruggiero”.
Due le giornate della manifestazione che si terrà nei giorni 1 e 2 settembre 2018, che saranno precedute da un’anteprima nel pomeriggio del 31 Agosto, una “Vetrina Piana Eco Festival” in cui verranno messi in rilievo, attraverso assaggi culturali significativi, i temi e le novità della quarta edizione dell’evento organizzato dall’Associazione culturale EcoPiana.
Tutte le tematiche, pur avendo fermo aggancio al “globale”, si snoderanno entro uno scenario territoriale ben preciso. I luoghi saranno letti non solo come soggettività identitaria – di cui il gusto intercetta o esprime la cultura, la qualità, il sentimento e il sapore – ma anche come terreno concreto e imprescindibile su cui giocare, prima che diventi tardi, una nuova, difficile ma necessaria e affascinante scommessa di “senso”, di vera civiltà e di futuro. Il gusto, dunque, è certamente legato al cibo, cioè quello specifico, tra i cinque sensi, attraverso cui è possibile riconoscere e valutare il sapore delle sostanze che mangiamo, ma è anche sul piano estetico la capacità di cogliere, riconoscere con immediatezza – grazie a intuizione, predisposizione e cultura – la particolarità, l’appeal di una persona o di una comunità, la bontà di un prodotto o la bellezza e i tesori anche nascosti di un luogo.
È affascinante approfondire le specificità, ma soprattutto gli intrecci, le correlazioni tra questi due aspetti, attenti però a scansare le trappole della retorica imperante e di stereotipi superficiali abusati, intenzionati, piuttosto, a offrire un distillato di piaceri, una informazione appropriata, una sperimentazione sul campo e una discussione sincera, capaci di fornire sensazioni efficaci ed elementi di orientamento utili. Senza tralasciare di soffermarsi sul problema dei guasti da riparare, delle ferite aperte sui territori, dei mille dubbi sul mercato, di quell’acuto e persistente senso di avversione prodotto spesso, in tanti di noi, dal degrado e dalle cattive pratiche che uccidono bontà e bellezza e determinano il senso di “disgusto”.
Lo spunto in più per parlare del cibo e di ciò che si muove attorno ad esso ci è stato dato dal fatto che il 2018 è stato proclamato l’anno del cibo italiano come valore identitario, per l’Italia, dell’agroalimentare. In questo contesto non va sicuramente trascurata la possibilità che la Piana e la Calabria possano puntare sul grande e in parte inespresso patrimonio enogastronomico, come risorsa al servizio di una nuova economia, ma anche come mezzo formidabile per promuovere, facendole scoprire, storia e cultura dei luoghi.
L’invito che si intende far partire da Piana Eco Festival è quello di guardare al futuro cogliendo i semi dei mutamenti, ma traendo anche insegnamenti da un passato in cui territorio e identità culturale coincidevano alla perfezione. Come spiega, in un suo intervento, l’antropologo Vito Teti “nelle società tradizionali esisteva un forte legame tra territorio e cultura alimentare, luoghi produttivi, spazi abitativi e luoghi del cucinare e del mangiare. Ad un microcosmo ambientale e produttivo corrispondeva un microcosmo cucinario…”.
Oggi questo legame si è allentato, in molti casi spezzato: sta qui una parte del problema. Bisogna provare, dunque, a ricomporre, su basi e condizioni nuove, un sistema di correlazione, per scoprire o ritrovare il “gusto dei luoghi”, abitudine che non possediamo in parte più, che abbiamo smarrito.
È necessario dare risposte al nostro spaesamento culturale e umano, al bisogno di radici e di socialità, che cibo e fame di luoghi esaltano. Occorrerebbe, forse, dar vita a un progetto condiviso che parta dal territorio, dal suo cos’è in termini di identità e dal suo cos’ha in termini di patrimonio di ricchezza. Cioè da quell’insieme di valori storico – culturali, antropologici, dalle reti ecologiche ora sconnesse, dalle pietre, dagli alberi, dai paesaggi, delle bestie, dai sentieri, dalle tradizioni, dai cibi, restituendo dignità ai borghi e nomi ai posti, promuovendo i segni miliari a capisaldi di una nuova economia ed ecologia della mente e del vivere.
Questo occorre fare: con perseveranza, saggezza, capacità di visione e fatica. Percepire le risorse dei territori come valore piuttosto che come impaccio, folklore o fatto residuale, operare un recupero di memoria e di giusto orgoglio è un compito difficile e affascinante che deve vederci impegnati, ognuno per la propria parte perché la sola via per costruire l’economia della bellezza e della qualità che porti il Sud a un cambio di fase.
Istituzioni e realtà associative locali e nazionali sono i soggetti coinvolti attivamente in un percorso che, partendo dalla realtà del Villaggio Ecologico di Piana Eco Festival, intende promuovere maggiore consapevolezza sulle azioni che ognuno di noi può attuare per migliorare concretamente il contesto ambientale e sociale.
«Scommettere sulla bellezza significa dare un futuro alla Calabria ma per scommettere sulla bellezza bisogna difenderla dai criminali, da coloro che avvelenano la nostra terra» viene affermato nel film inchiesta “Il veleno della mafia e la legge europea del silenzio” che sarà proiettato l’1 settembre all’interno del cinema “R. Gentile” di Cittanova. Partirà da qui la rivendicazione del diritto a una “terra senza veleni” come premessa al gusto da ritrovare.
Ci sono già uomini e territori in cammino su sentieri delle nostre terre contro l’indolenza, l’inerzia e la staticità, convinti che solo “camminando si risolve”. Cercheremo di dar voce ad alcuni di essi e chiederemo che non vengano lasciati come fiori nel deserto.
Ma la cosa più urgente è partire da quello che Franco Cassano nel suo “Pensiero Meridiano” chiama metafora del riguardo, indicando con ciò rispetto, cura dei luoghi ma anche nuovo sguardo, ovvero nuovo modo di vedere, nuova capacità di percepire, di gustare e d’amare.
Di questa auspicabile scorpacciata di storia, cultura, qualità e bellezza, il Villaggio Ecologico del Piana Eco Festival non potrà fornire ovviamente un menu completo ma cercherà umilmente di offrire un piccolo, benaugurante e si spera gradevole, gustoso assaggio.
Photo Credits: Antonino Policari