I fichi arrivarono in Calabria grazie ai Fenici, popolo di navigatori che, nelle lunghe traversate, portava sulle navi scorte di fichi essiccati per dare energia alla ciurma.
La Calabria, dall’epoca magnogreca in poi, visse una vera e propria civiltà del fico, che venne celebrato da artisti, poeti e scrittori.
L’albero del fico veniva considerato emblema della vita, dell’abbondanza e della conoscenza ed era sacro ad Atena e a Dioniso.
Ancora oggi il fico è parte del paesaggio e della cultura calabrese e i suoi frutti, dalle grandi proprietà curative e nutritive, vengono consumati freschi o all’interno delle specialità dolciarie della regione.
Dottati, Columbri, Mulingiana, Catalani, Russella… Sono tante le varietà dei fichi di Calabria. Tra queste, una delle più celebri è quella del “Fico dottato del cosentino Dop”. Dolce e piccolo, dalla buccia verde, la polpa morbida e i semi piccolissimi.
Tra le ricette natalizie della nostra regione c’è quella delle crocette di fichi ripieni di frutta secca e scorze di mandarino, cotti in forno, poi spolverati con zucchero e cannella, bagnati con liquore all’anice e incastrati a forma di croce.
La leggenda narra che Maria, Giuseppe e Gesù in fuga dall’Egitto si rifugiarono sotto un fico. L’albero magico allungò rami e foglie, li avvolse, e rese invisibili i tre agli occhi del re e dei soldati. La Madonna al mattino ringraziò il fico e lo benedisse.
I calabresi da allora fanno seccare sotto i raggi del sole i fichi e li mangiano sotto forma di crocette, per celebrare la nascita di Gesù.